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Cosa può la letteratura, e come. Le forme del conflitto

 
 
 

«Come pensare il conflitto altrimenti che nella prospettiva del suo superamento?» A partire da questa domanda, formulata da Miguel Benasayag e Angélique Del Rey nel loro Elogio del conflitto, si sviluppa il ciclo di letture pubbliche promosso dall’Istituto di studi italiani. L’iniziativa nasce dall’urgenza di restituire al conflitto il suo valore costitutivo e generativo, contro ogni tentativo di riduzione o cancellazione. Il conflitto non è visto come un’anomalia da eliminare, ma come uno spazio vivo di trasformazione, confronto e produzione di pensiero.

 

Lunedì

20.10

Aula A-11, Campus Ovest USI
18:00-19:00
  
 

Il conflitto cantato. Allegorie e metafore nel libretto d’opera seicentesco
Giuliano Bellorini
Ferite, paure, angosce, preoccupazioni per l’incertezza del futuro individuale e sociale assumono nel XVII secolo l’aspetto di allegorie e metafore che attraversano i libretti d’opera ricomparendo ciclicamente. Queste allegorie celano e contemporaneamente svelano diversi strati dell’esperienza conflittuale nella sua dimensione collettiva, che si aggiunge alla tradizionale scelta di rappresentare melodrammaticamente i disagi interiori, personali. Il tessuto narrativo indiretto e allusivo prende corpo nella drammaturgia musicale destinata al pubblico che affolla i teatri d’opera a pagamento, ed è fondato sempre e dichiaratamente sulla storiografia antica, soprattutto di Tacito, Erodoto e Tucidide. Nel “Serse” di Minato viene rappresentata velatamente la minaccia che l’Europa ha subito con terrore (e con paure non ancora estinte per il presente e il futuro) durante l’avanzata degli Ottomani. L’“Eliogabalo” di Aureli mette a tema la degenerazione autocratica della monarchia, rimandando al senso di oppressione e frustrazione generato dalla dominazione spagnola, e in generale dall’esercizio del potere assoluto. La “Coronazione di Poppea” di Busenello affronta in maniera sorprendente e problematica il conflitto tra le allegorie di Fortuna, Virtù e Amore nella vicenda degli amori di Nerone e Poppea che vedranno realizzate le loro aspirazioni a costo di azioni delittuose: una rilettura della vicenda che sovente è stata accusata di cinicità e immoralità. Il melodramma seicentesco con la sua ritualità assume così un ruolo che potremmo definire catartico, raccogliendo e oggettivando nell’azione teatrale fondata sulle vicende storiche antiche gli acuti disagi generati dai conflitti che attraversano la società contemporanea.