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Lettura manzoniana
III ciclo
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«Quel ramo del lago di Como...». Lettura dei Promessi Sposi
Mercoledì
23.10
Auditorium (Campus USI, Lugano)
18:00
Corrado Bologna
La vigna di Renzo e l’orto di don Abbondio
Alla Maisonnette de Meulan, nei pressi di Parigi, insieme al conte Carlo Imbonati, Giulia Beccaria frequentò la padrona di casa, Sophie de Condorcet, e il suo compagno Claude Fauriel. E fu lì che il giovane Alessandro Manzoni strinse amicizia con Claude, il quale non si dedicava solo alla poesia provenzale e portoghese, al sanscrito e all’arabo, ai canti popolari moderni della Grecia, ma era anche un botanico esperto: lo splendido giardino della Maisonnette doveva molto a questa sua competenza. Con lui Manzoni imparò l’arte del giardinaggio e della coltivazione, che esercitò nella tenuta di Brusuglio, dove spesso andava a piedi da via Morone, e dove faceva arrivare da Parigi molte «fascine di innesti di alberi da frutto». Questa sua passione proietta nei “Promessi Sposi” un immaginario botanico di valore allegorico. In diverse occasioni, parlando di piante, di boschi, di orti, Manzoni, dal suo «cantuccio» di “moralista classico”, mette in luce una sottile allegoria etico-politica che si ramifica e fiorisce nell’intero romanzo. È il caso dell’episodio della vigna di Renzo, uno di quelli sicuramente minori, non inseriti nelle antologie, che riserva però grandi sorprese a una lettura attenta. La «marmaglia» di piante ormai abbandonate in un «guazzabuglio» caotico, la «confusione» di foglie e di frutta, divengono l’ékphrasis del caos, in un’amara meditazione sulla Storia e sul Male che prende corpo nella peste, ma soprattutto nella violenza della guerra e nell’odio fra gli uomini.