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«Quel ramo del lago di Como...». Lettura dei Promessi Sposi

 
 
 

 

[day of the week]

16.10

Auditorium (Campus USI, Lugano)
18:00
   
 

Carla Mazzarelli
Figurare la peste e il contagio da Nicolas Poussin al verismo ottocentesco
Ad aprire il volume “La pestilenza nell’arte” che Michele Mazzitelli pubblicava nel 1952 era un’immagine di Gaetano Previati, ripresa dall’edizione dei “Promessi sposi” edita da Hoepli nel 1915. Un’immagine di morte, sì, ma come commento visivo delle parole di Alessandro Manzoni a riprova, per Mazzitelli, dei limiti dell’arte figurativa rimasta indietro, rispetto alla poesia, nella sfida alla rappresentazione del «dolore collettivo della più vasta portata». «La peste - proseguiva l’autore - verrebbe decisamente posta fuori dalla grande arte, per esser tutta orrore, tutta pianto, tutta desolazione». Eppure nel riprendere il celebre saggio di Lessing su "Il Laocoonte" ove «una gran pittura della pestilenza» era ricordata proprio come soggetto in ‘sfida’ con la poesia, Mazzitelli provava a ripercorrere, per la prima volta, una tradizione figurativa tutt’altro che marginale nel corso della prima età moderna e nel XVII secolo in particolare: dalle opere del Mattia Preti e Orazio Borgianni, alle ceroplastiche di Gaetano Zumbo, fino ai più recenti dipinti di Hyppolite Flandrin e Jean A. Gros. Per quanto la ricognizione di Mazzitelli sia ancora superficiale, essa costituisce una traccia di lettura non solo della fortuna del tema della peste e del contagio nelle arti figurative e delle sue implicazioni in relazione alla precipua dimensione narrativa delle arti visive rispetto alla letteratura, ma anche del rinnovato impatto che sull’immaginario dei pittori ebbe la peste raccontata da Manzoni.

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