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Lettura manzoniana
III ciclo
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«Quel ramo del lago di Como...». Lettura dei Promessi Sposi
Mercoledì
09.10
Auditorium (Campus USI, Lugano)
18:00
Stefano Tomassini
«La parola che non si può più mandare indietro». Lettere sulla peste nel Seicento italiano
L’intervento ricostruisce la fortuna barocca di un genere inedito, quello della lettera sulla peste. La parabola si consuma in un arco spazio-temporale abbastanza ristretto, a partire dal 1630, e descrive la nuova percezione individuale della questione della malattia, di cui il genere si fa testimonianza. Queste scritture mostrano, all’interno di un’ampia geografia, la verità indicibile di un’esperienza: l’ambigua reticenza nei confronti della nominazione del male, l’obbligo della preservazione e la paradossale necessità della parola come cura personale, domestica, di fronte a un male che infine appare, come vuole Claudio Achillini nella sua risposta ad Agostino Mascardi, «ineffabile». Il primo nucleo nasce a ridosso dell’esperienza della ‘grande peste’ del 1630, quella manzoniana e di cui l’epistola in versi di Carlo Orrigoni potrebbe essere considerata una inedita fonte. Il secondo nucleo prende corpo a partire dal 1657. La scrittura epistolare sulla peste finisce per coincidere con gli anni in cui in Italia prospera la prosa barocca nella forma del romanzo, proprio in quell’area settentrionale, ossia nel triangolo Venezia-Bologna-Genova, lo stesso di queste lettere, in cui già diffusamente si erano create, nella prima frazione di secolo, le premesse di una nuova poesia.
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