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«Quel ramo del lago di Como...». Lettura dei Promessi Sposi

 
 
 

 

Mercoledì

07.11

Auditorium (Campus USI, Lugano)
18:00
   
 

Andrea Rocci
Le dimostrazioni di don Ferrante, il 'ma' del Nibbio: argomentazione e argomentatività nei Promessi Sposi
Riflettere sull’argomentazione in relazione ad un testo letterario vuol dire tanto leggerlo, storicamente, alla luce dell’eredità delle artes sermocinales, di cui l’argomentazione è il cuore, sia rinvenirvi una dinamica costitutiva del linguaggio e della ragione umana, per cui, di fronte a una res dubia la ragione si dispiega invitando un altro al ruolo di kritès per condurlo ad una “persuasione ragionata” (Fermo e Lucia, II, XI). Il modesto esercizio di lettura dei Promessi Sposi che qui si propone esemplifica questi due modi. In un’epoca di stagnazione per gli studi logici e d’eclissi per una retorica irreparabilmente “ristretta”, è evidente l’attenzione di Manzoni per il rigore dell’argomentazione e, più ancora, per la sua responsabilità epistemica. Anche il gusto dell’argomentare traspare, sempre però temperato d’ironia. Un’ironia che si fa sarcasmo quando vengono messe in scena le forme canoniche dell’argomentare. Che si tratti della disputa tra Attilio e il podestà nel V, o dello his fretus di don Ferrante nel XXXVI, le pratiche sociali dell’argomentazione sono spettacolo d’irrilevanza, quando non siano teatro della manipolazione e della sopraffazione. E’ altrove, fuori dai luoghi deputati, che possiamo incontrare nel romanzo un’argomentatività sorgiva, il dispiegarsi di una mossa della ragione, in relazione ad una quaestio intersoggettiva od interiore. Ne è sovente spia il connettivo ma, indicatore argomentativo per eccellenza, come quello pronunciato dal Nibbio nel XXI, che leva il sipario sulla notte dell’Innominato.

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