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Cosa può la letteratura, e come. Lo spazio delle donne

 
 
 

Il nuovo ciclo di Letture dell’ISI è dedicato allo spazio delle donne della letteratura, preso atto della persistenza di un divario di genere che nel corso della storia ha «oscurato, silenziato, internato» il «lavoro materiale, culturale» delle scrittrici (Brogi). L’idea e, soprattutto, la pratica di uno spazio delle donne invita chi ascolta a uscire dal campo nel quale è generalmente abituato a muoversi. Attraverso un percorso tematico e transdisciplinare che parte dalla letteratura greca per arrivare al presente, si apre la possibilità di nuove prospettive e di nuove parole che sappiano fare i conti anche con la necessità di superamento dei confini di genere.

 

Lunedì

04.11

Aula A-21, Campus Ovest USI
18:00-19:30
  
 

Lo spazio letterario di Anna Felder
Noemi Nagy
La vita e l’opera di Anna Felder si muovono «tra dove piove e non piove»: cioè su quel confine geografico, linguistico e culturale che separa la Svizzera tedesca da quella italiana, le due case dell’autrice. La sua scrittura nasce in questo spazio intermedio e indaga la possibilità (o meno) che l’individuo ha di radicarsi, di costruire un’identità a partire dal luogo abitato. Sulla scorta di tale indagine, la lettura proporrà un attraversamento dei primi tre romanzi di Felder. A partire da "Tra dove piove e non piove" (Pedrazzini, 1972), incentrato sulle vicende di una giovane maestra italiana che ha lasciato indietro la propria casa per emigrare in Svizzera. Verrà messo a fuoco come in quest’opera l’abitazione sia possibile soltanto nella memoria, nella distanza imposta dal trascorrere del tempo. Nel secondo romanzo, "La disdetta" (Einaudi, 1974), la casa che si trova al centro dei percorsi narrativi è invece prossima alla demolizione, destinata a essere svuotata del nucleo familiare che la abita. Attraverso la lettura di alcuni passaggi, verrà messo in luce come essa sia il luogo in cui (e di cui) si aspetta la fine. Infine, si giungerà al tempio di "Nozze alte" (Pedrazzini, 1981): dimessa dimora di Filemone e Bauci, in una rivisitazione tutta felderiana del mito narrato da Ovidio. Qui, la casa rappresenta ancora il luogo dell’attesa. Tuttavia, si osserverà come stavolta non sia il passato che incombe, né una fine ineluttabile, ma un’imminente e ben più vitale metamorfosi.